La sindrome del tunnel carpale è una condizione patologica caratterizzata dalla compressione del nervo mediano al suo passaggio attraverso il canale carpale del polso. (Figura 1)
Il tunnel carpale è un canale osteofibroso localizzato nella regione palmare del polso. È delimitato dalle ossa del carpo posteriormente e dal legamento trasverso del carpo anteriormente. All’interno di questa cavità, oltre al nervo mediano, corrono le vene e i tendini dei muscoli flessori delle dita.
Si è riscontrata un’incidenza maggiore nelle persone tra i 45 e i 60 anni con prevalenza del sesso femminile.
Non è facile identificare una causa precisa, ma ci sono alcune condizioni che sembrano favorirne l’insorgenza, quali fratture articolari del polso, tenosinoviti (cioè infiammazione dei tendini flessori delle dita che corrono nel canale carpale), ritenzione idrica nelle donne gravide, artrite reumatoide, diabete, patologie tiroidee.
Il formicolio alle dita della mano è il sintomo più frequente al quale può aggiungersi anche il dolore presente soprattutto nelle ore notturne risvegliando il paziente dal sonno. La sintomatologia coinvolge le aree innervate dal nervo mediano, quindi le 4 dita dal pollice all’anulare risparmiando il mignolo, e può essere di carattere intermittente, soprattutto nelle fasi iniziali della patologia, per poi presentarsi continuativamente. (Figura 2)
Un ortopedico può facilmente fare una diagnosi clinica della patologia, tuttavia è sempre suggerito eseguire una elettromiografia: questo esame permette anche di valutare il grado di salute del nervo mediano.
Una volta diagnosticata è quasi sempre consigliato l’intervento chirurgico di liberazione del nervo mediano. Più si aspetta più il nervo soffre col rischio di un danno permanente e quindi di una non completa remissione della sintomatologia nel post-operatorio.
È un intervento mini-invasivo: in anestesia locale viene eseguita una piccola incisione sul lato palmare della mano e si raggiunge il legamento trasverso del carpo che viene sezionato liberando così le strutture compresse. La ferita viene poi suturata con punti riassorbibili.
Dopo l’intervento per circa 3 o 4 settimane è necessario evitare sforzi e sovraccarichi alla mano operata. I punti di sutura utilizzati sono generalmente riassorbibili, e si degradano spontaneamente in circa 2 settimane. La sintomatologia clinica migliora già nei giorni successivi all’intervento chirurgico, anche se a volte delle ipoestesie possono rimanere per lungo tempo se il nervo è particolarmente danneggiato.
DITO A SCATTO
Chiamata anche tenosinovite stenosante dei flessori delle dita, questa patologia è caratterizzata da una infiammazione e ispessimento della guaina che avvolge questi tendini flessori impedendone il normale e fluido movimento durante i movimenti delle dita fino ad avere, nei casi più avanzati, il blocco dell’articolazione metacarpo-falangea. Durante il passaggio dalla posizione di flessione a quella di estensione del dito interessato, il paziente può avvertire e osservare uno scatto articolare, dovuto proprio alla difficoltà del tendine di muoversi attraverso la sua guaina infiammata e questa condizione porta a infiammare il tendine stesso con un aggravamento della sintomatologia dolorosa. A volte si può osservare una vera incapacità di compiere l’estensione del dito.
Il sintomo principale è la rigidità articolare che può degenerare in un blocco dell’articolazione metacarpo-falangea durante i movimenti di flesso-estensione del dito e la ripresa dell’escursione articolare con uno “scatto” del dito. A questo si può associare dolore e a volte tumefazione e alla base del dito sul versante palmare della mano è possibile apprezzare una nodulazione sottocutanea dovuta alla formazione di setti fibrosi cicatriziali. Le dita più colpite sono il pollice, il medio e l’anulare.
Si è notata una certa prevalenza della patologia in persone di sesso femminile tra i 40 e i 60 anni. Inoltre condizioni predisponenti possono essere pregressi traumi e infortuni alla mano, gesti ripetuti con le dita (es. in musicisti, lavori che richiedono il continuo utilizzo di cacciaviti, ecc…), patologie sistemiche, come artrite reumatoide, diabete, ipotiroidismo, gotta, amiloidosi, ecc…
Generalmente la soluzione chirurgica è quella più indicata. In alternativa è possibile tentare un approccio conservativo, cioè non chirurgico, con antinfiammatori e infiltrazioni di corticosteroidi per cercare di diminuire l’infiammazione. La soluzione chirurgica, invece, consiste nel praticare una piccola incisione a livello della guaina sinovitica, la quale una volta identificata viene sezionata liberando il tendine che poi potrà scorrere agevolmente. L’intervento viene eseguito in anestesia locale.
In sede operatoria si valuta la scomparsa dello “scatto” nei movimenti di flesso estensione del dito, e un miglioramento della sintomatologia clinica si apprezza già nei giorni successivi all’intervento chirurgico. Il completo recupero funzionale può tuttavia richiedere anche 3 o 4 mesi.
SINDROME DI DE QUERVAIN
Chiamata anche tenosinovite stenosante di De Quervain, è una patologia infiammatoria a carico della guaina che riveste due importanti tendini per il movimento del primo dito della mano: l’estensore breve e l’abduttore lungo del pollice. Questo processo infiammatorio a carico della guaina la rende più spessa riducendo lo spazio di scorrimento dei due tendini a livello del polso con conseguente sintomatologia dolorosa durante i movimenti.
Il principale sintomo è il dolore al lato esterno del polso e al pollice soprattutto nei movimenti di prensione o torsione (es. strizzare una spugna, aprire un barattolo, ecc..) e nelle fasi avanzate della patologia il dolore può irradiarsi anche all’avambraccio (Figura 3). Inoltre si può assistere alla comparsa di tumefazione dolorsa lungo il decorso dei tendini e alla formazione di una sporgenza dolorosa data dall’ispessimento della guaina.
Microtraumi ripetuti, sovraccarichi lavorativi o sportivi, movimenti ripetitivi, come utilizzare la tastiera del computer o del cellulare, utilizzare il mouse, cucire e ricamare, suonare uno strumento, ecc… sono identificati come fattori scatenanti la patologia.
Il miglior modo per prevenire questa patologia è evitare di compiere movimenti ripetitivi per parecchio tempo e, quando
possibile, distribuire il carico di lavoro sulle due mani.
Inizialmente la terapia è comportamentale, cioè evitare i movimenti che provocano dolore, e rispettare un periodo di riposo funzionale associato all’assunzione di antinfiammatori e crioterapia (applicazione di ghiaccio al polso) allo scopo di ridurre la sintomatologia dolorosa e l’infiammazione.
Nei casi più gravi è possibile ricorrere all’infiltrazione di corticosteroidi.
Al fallimento della terapia conservativa, è necessario l’intervento chirurgico di puleggiotomia.
In anestesia locale si esegue una piccola incisione cutanea al polso con esposizione della guaina ispessita che viene recisa (puleggiotomia) con conseguente liberazione dei tendini infiammati. Il miglioramento clinico è immediato e il recupero funzionale avviene già dopo 3-4 giorni dall’intervento chirurgico.